Picchio nero. Foto: cesare dolzani, Flickr Creative Commons

Rapporto sui Piciformes della Provincia di Varese

Dal crollo della popolazione del Torcicollo all’espansione territoriale del Picchio nero

A cura di Fabio Saporetti

INTRODUZIONE: LE SPECIE NIDIFICANTI

L’ampia copertura forestale, che interessa il 45% circa dell’area provinciale, consente la diffusa presenza e nidificazione di specie proprie degli habitat boschivi, tra cui i Piciformes rappresentano un gruppo che gioca un fondamentale ruolo ecologico. Come escavatori primari di cavità permettono infatti la successiva nidificazione a numerose altre specie quali Cince, Picchi muratori, Pigliamosche etc.; questo ruolo, nel caso delle cavità scavate dal Picchio nero, si esplica anche nei confronti di piccoli Mammiferi ed Insetti sociali. In Provincia di Varese nidificano 5 specie appartenenti alla famiglia dei Picidae: il Torcicollo è l’unica specie.

Picchio rosso maggiore. Foto Tonino Zarbo
Figura 1. Picchio rosso maggiore. Foto Tonino Zarbo

migratrice, mentre Picchio rosso maggiore, Picchio rosso minore, Picchio verde e Picchio nero sono specie residenti; la distribuzione delle coppie nidificanti sul territorio dipende dal grado di specializzazione della nicchia ecologica, dalla presenza degli habitat adatti e dalla quota. La cartografia utilizzata nel recente Atlante Ornitologico Georeferenziato (Gagliardi et al., 2007), basato su dati raccolti tra il 2003 ed il 2005, suddivide il territorio provinciale in 45 unità di rilevamento in scala 1:10.000 (Figura 1).

distribuzione del Picchio rosso maggiore, Dendrocopos major
Figura 2: distribuzione del Picchio rosso maggiore, Dendrocopos major

l’Indice di Frequenza di ogni specie in ogni sezione è stato rappresentato con 4 classi (0-25%, 25-50%, 50-75%, 75-100%) di colore verde progressivamente crescente di intensità. Due specie, Picchio rosso maggiore e Picchio verde, presentano una diffusione omogenea (Figura 2 e 3) mentre Torcicollo, Picchio rosso minore e Picchio nero hanno una distribuzione localizzata (Figura 4,5 e 6).

Reticolo cartografico della Provincia di Varese in scala 1:10.000
Figura 3. Reticolo cartografico della Provincia di Varese in scala 1:10.000

Figura 4: distribuzione del Picchio verde, Picus viridis

distribuzione del Picchio rosso minore, Dendrocopos minor
Figura 5: distribuzione del Picchio rosso minore, Dendrocopos minor
Figura 6: distribuzione del Torcicollo, Jynx torquilla
distribuzione del Torcicollo, Jynx torquilla
distribuzione del Picchio nero, Dryocopus martius
Figura 7: distribuzione del Picchio nero, Dryocopus martius

L’Indice di Frequenza relativo alle specie descrive invece il rapporto tra il numero di chilometri quadrati censiti in ogni sezione ed il numero dei chilometri quadrati in cui ogni specie è stata reperita: questo rapporto (moltiplicato per 100) permette di delinearne l’abbondanza relativa, illustrata nel grafico di figura 7.

ndice di Frequenza (IF) dei 5 Picidae nel periodo 2003-2005
Figura 8: Indice di Frequenza (IF) dei 5 Picidae nel periodo 2003-2005

in ascissa è indicato il valore percentuale dell’Indice di Frequenza.

Le tre specie con il minor Indice di Frequenza presentano areali distributivi, scelta dell’habitat e tendenza numerica della popolazione alquanto differenti: se il Picchio rosso minore appare stabilmente concentrato nella parte inferiore della provincia, a quote generalmente comprese al di sotto dei 400 metri, localizzato prevalentemente nei boschi igrofili ad ontano nero e salice bianco delle aree circumlacustri e delle aste fluviali, il Torcicollo mostra ormai una distribuzione sparsa, con presenze localizzate nelle residue aree di campagna con agricoltura estensiva ed una tendenza numerica in netta diminuzione rispetto ai dati di circa 25 anni fa (Guenzani e Saporetti, 1988). Il decremento del Torcicollo interessa tutta la regione Lombardia in particolare nel periodo compreso tra i primi anni ’90 ed il 2006, con una leggera ripresa del numero di individui censiti nel 2007 (Vigorita e Cucè, 2008), ma anche province circostanti come, ad esempio,per la Provincia di Novara, dove la specie a fine anni ‘90 era stimata in non più di 10 coppie (Bordignon, 2004) Il trend di questo migratore, a scala ancora più ampia, è ben dimostrato addirittura a livello europeo dove, grazie a comuni schemi di monitoraggio degli uccelli, la specie mostra (Figura 8) un trend di moderato

trend del Torcicollo in 22 paesi europei.
Figura 9: trend del Torcicollo in 22 paesi europei. Fonte: European Bird Census Council, Trends of Common Birds in Europe, 2009 update. EBCC/RSPB/BirdLife International/Statistics Netherlands

declino a partire dai primi anni ’80 per stabilizzarsi attorno all’anno 2000. Il Picchio nero presenta invece una tendenza opposta rispetto al Torcicollo: la prima nidificazione in Provincia risale al 1994 (Parnell & Guenzani, 1994) e da allora l’espansione territoriale della specie, dall’iniziale presenza nelle aree forestali montane a quote superiori ai 900/1000 metri, si è ampliata alle zone collinari e centrali, raggiungendo quindi anche l’alta pianura, con coppie nidificanti al di sotto dei 200 metri di quota in habitat caratterizzati da ampia eterogeneità ambientale.

AREE di STUDIO e METODI

Il Gruppo Insubrico di Ornitologia nel 2008 ha iniziato una indagine a lungo termine per studiare l’espansione territoriale del Picchio nero, unitamente ad alcuni aspetti della biologia riproduttiva ed alla scelta dell’habitat, selezionando alcune aree di studio ubicate nella parte settentrionale e centro-meridionale del territorio provinciale indicate nella Figura 9: per quest’ultimo settore si sono utilizzati anche dati pregressi raccolti nel periodo 2006/2007. Le Figure 10 ed 11 (ricavate dalla Carta della Vegetazione Reale in scala 1.10.000 della Provincia di Varese) mostrano le differenti strutture del paesaggio che caratterizzano la parte settentrionale da quella centro-meridionale: nella prima la copertura forestale è prevalentemente uniforme con scarsità di aree aperte e radure, mentre nella seconda la frammentazione forestale è molto maggiore, con notevole alternanza tra foreste, coltivi ed aree aperte in genere (prati, incolti, aree umide etc.).

le 5 principali aree di studio. sui Picidae in provincia di Varese
Figura 10: le 5 principali aree di studio.

A: Sito di Importanza Comunitaria Val Veddasca; B: Parco Pineta di Appiano Gentile e Tradate;

C: Parco Lombardo del Ticino; D: Valle Bagnoli; E: area di Castiglione Olona

Carta della vegetazione Reale della Provincia di Varese. Chilometro quadrato esemplificativo
Figura 11: Carta della vegetazione Reale della Provincia di Varese. Chilometro quadrato esemplificativo
Carta della vegetazione Reale della Provincia di Varese. Chilometro quadrato esemplificativo
Figura 12: Carta della vegetazione Reale della Provincia di Varese. Chilometro quadrato esemplificativo

Per capire quale potesse essere il rapporto numerico tra il Picchio nero e le altre 4 specie di Piciformes nelle 5 aree di studio, sono stati condotti preventivamente, a partire dal mese di febbraio 2008, alcuni censimenti con la tecnica del transetto lineare (Merikallio, 1946), ubicati in aree forestali d’alto fusto caratterizzate da una copertura continua e/o frammentata, ed a differenti quote: la tabella 1 ne riporta l’elenco. Ogni transetto è stato censito almeno 2 volte nel periodo compreso tra fine febbraio e gli inizi di maggio; è stato calcolato il numero di specie censite, l’Indice Chilometrico d’Abbondanza (IKA, Ferry & Frochot, 1958) ed il numero medio di individui per transetto. Successivamente l’indagine è stata rivolta esclusivamente al Picchio nero, con la ricerca degli individui e dei territori riproduttivi percorrendo sistematicamente le zone potenzialmente favorevoli nelle 5 aree di studio, ricercando le cavità-nido e gli scavi alimentari (Cuisin 1967, Blume 1996, Falcone 1998, Bocca 2007). Per i rilevamenti e le successive elaborazioni dei dati con Sistemi Informativi Territoriali si utilizza la Carta della Vegetazione Reale – SIT Fauna (Tosi e Zilio, 2002) in scala 1:10.000 ed ArcView 3.
numero

Tabella 1: elenco dei 13 transetti lineari, con lunghezza e quota media.
Tabella 1: elenco dei 13 transetti lineari, con lunghezza e quota media.

I transetti da 1 a 6 interessano la parte montana della provincia, mentre quelli da 7 a 13 il settore centro-meridionale.

area di studio nel Sic Veddasca. Foto Fabio Saporetti
Figura 13: area di studio nel Sic Veddasca. Foto Fabio Saporetti
 area di studio nel Sic Veddasca. Foto Fabio Saporetti
Figura 14: area di studio nel Sic Veddasca. Foto Fabio Saporetti
Figura 15: area di studio nel Parco Pineta di Appiano Gentile e Tradate. Foto Silvio Colaone
Figura 15: area di studio nel Parco Pineta di Appiano Gentile e Tradate. Foto Silvio Colaone

 

RISULTATI

1 -TRANSETTI

Nei 13 transetti sono state censite 4 delle 5 specie presenti nel periodo 2003-2005: nessun dato è stato ottenuto per il Torcicollo. La tabella 2 riporta il numero di specie censite per transetto.

Tabella 2: numero di specie censite per transetto
Tabella 2: numero di specie censite per transetto

L’unica specie costante nei 13 transetti è il Picchio rosso maggiore, che presenta un numero medio di individui tanto maggiore quanto minore risulta la quota media del transetto (Figura 14) malgrado il coefficiente di correlazione di Pearson rs= -0,381 non risulti statisticamente significativo: in questo caso infatti il fattore “quota” è evidentemente di minore importanza rispetto all’eterogeneità ambientale.

Figura 16: coefficiente di correlazione di Pearson rs tra numero medio di individui censiti di Picchio rosso maggiore (in ascissa) e quota media del transetto (ordinata)

Figura 16: coefficiente di correlazione di Pearson rs tra numero medio di individui censiti di Picchio rosso maggiore (in ascissa) e quota media del transetto (ordinata)

Il numero di specie appare nettamente superiore nella parte centro-meridionale della provincia rispetto al settore settentrionale (test di Mann-Whitney U= 4; p= 0,0184) dove in soli due casi (BIEF e CUVIA) sono state contattate due specie (in un caso il Picchio nero e nell’altro il Picchio verde). Nel settore centro-meridionale sono invece sempre due le specie costanti: il Picchio rosso maggiore ed il Picchio verde; in due casi è stato contattato il Picchio nero (CAR e BES) ed in altri due il Picchio rosso minore (BES e MOR); la tabella 3 riporta il numero medio di individui censiti ed il relativo Indice Chilometrico di Abbondanza per la parte montana mentre la tabella 4 riporta gli stessi dati per il settore centro-meridionale.

Tabella 2: settore montano. Specie censite, numero medio di individui ed Indice Chilometrico di Abbondanza (IKA)
Tabella 2: settore montano. Specie censite, numero medio di individui ed Indice Chilometrico di Abbondanza (IKA)

 

Tabella 3: settore centro-meridionale. Specie censite, numero medio di individui ed Indice Chilometrico di Abbondanza (IKA)
Tabella 3: settore centro-meridionale. Specie censite, numero medio di individui ed Indice Chilometrico di Abbondanza (IKA)

L’eterogeneità ambientale caratteristica del settore centro-meridionale permette la presenza di più specie con abbondanze più elevate: in 3 transetti su 7 il Picchio verde, specie prettamente ecotonale, presenta un maggiore numero di individui ed un corrispondente maggiore Indice Chilometrico di Abbondanza, anche rispetto al pur comune Picchio rosso maggiore. Numero medio di individui e valore I.K.A. appaiono sempre molto bassi sia per il Picchio nero che per il picchio rosso minore: per la prima specie le grandi dimensioni rendono conto di ampie estensioni territoriali (nell’ordine di alcuni chilometri quadrati) mentre per la seconda specie il fattore quota e la notevole specializzazione dell’habitat rivelano la preferenza di questo Picidae per habitat riproduttivi legati prevalentemente a localizzate tipologie forestali (boschi igrofili).

2 – PICCHIO NERO

I rilevamenti di questa specie, giunti al secondo anno consecutivo, ci permettono di incominciare a delineare quali siano le caratteristiche ambientali ed i tempi legati alla biologia riproduttiva: l’utilizzo di alcuni dati pregressi relativi alla Valle Bagnoli ed al Parco Pineta di Appiano Gentile e Tradate ci consentono inoltre di comprendere quale sia l’utilizzo temporale dei territori riproduttivi, in relazione sia a fattori naturali che a fattori antropici legati alla gestione forestale ed all’urbanizzazione del territorio. In Valle Bagnoli, a260 metri di quota, un territorio della specie era stato censito durante i rilevamenti dell’Atlante Ornitologico provinciale (2003-2005) e la presenza della coppia nidificante era stata accertata ancora nel biennio 2006/2007; nel 2008 la pianta-nido era crollata al suolo per cause naturali ed il territorio è stato quindi abbandonato. Decisamente inusuale la posizione della pianta-nido: tra un piccolo gruppetto di piante al centro di una vasta area aperta costituita da prati stabili, incolti erbacei e fragmiteti in avanzato stato di interramento.

Figura 17: femmina di Picchio nero al nido su pioppo morto (specie indeterminata) in Valle Bagnoli.
Figura 17: femmina di Picchio nero al nido su pioppo morto (specie indeterminata) in Valle Bagnoli. Foto Paolo Casali.

 

Una situazione analoga si riscontra anche nel territorio ubicato al confine tra i comuni di Sesto Calende ed Angera: in un piccolo bosco igrofilo nel 2008 è stata scelto un platano dove ubicare la cavità-nido, a circa 100 metri di distanza dalla costa del lago Maggiore e ad una quota di soli 198 metri, che risulta la quota minima di nidificazione per tutta la provincia. Anche in questo caso il nucleo centrale del territorio comprende area erbacee ed arbustive igrofile, coltivi, prati stabili ed anche aree urbanizzate. Nel Parco Pineta la prima nidificazione accertata risale al 2006: la coppia aveva utilizzato un abete rosso morto (Figura 15), specie selezionata anche l’anno seguente; in entrambi gli anni l’involo dei piccoli era avvenuto nella prima decade

Figura 18: pianta morta di abete rosso utilizzata dal picchio nero nel 2006. Foto Silvio Colaone
Figura 18: pianta morta di abete rosso utilizzata dal picchio nero nel 2006. Foto Silvio Colaone

di Giugno. Nel 2008 la coppia ha nidificato in un pino strobo in sofferenza: nel corso del triennio l’interdistanza dei 3 nidi è stata di circa 59 metri; l’involo dei 2 giovani allevati è in questo caso avvenuto nell’ultima decade di maggio. Purtroppo operazioni forestali effettuate nel mese di dicembre del 2008 hanno portato all’abbattimento della pianta e la coppia nel corso della stagione riproduttiva del 2009 ha abbandonato il territorio. Nella stessa area di studio è stata censita una coppia che ha stabilito il territorio in un’area a bosco degradato di robinia: la costruzione del nido è avvenuta proprio su una pianta di robinia, ma il nido è stato successivamente abbandonato alla metà del mese di maggio.

Figura 19: Picchio nero femmina che si invola dalla cavità nido su abete rosso morto (anno 2007). Foto Silvio Colaone
Figura 19: Picchio nero femmina che si invola dalla cavità nido su abete rosso morto (anno 2007). Foto Silvio Colaone
Figura 20: maschio di Picchio nero al nido su robinia (anno 2009). Foto Silvio Colaone
Figura 20: maschio di Picchio nero al nido su robinia (anno 2009). Foto Silvio Colaone

Nella vasta area del Sic Veddasca sono diversi i territori censiti, prevalentemente ubicati a quote superiori ai 900 metri, in cui sono diffusi i boschi acidofili a betulla, le faggete ed alcuni impianti artificiali di conifere, ma nel biennio è stata accertata la nidificazione su un faggio di una sola coppia nell’area del Monte Lema che, nel 2009, ha involato tre giovani (2 maschi ed una femmina) nella seconda decade di giugno: uno di questi è stato predato poco dopo l’involo da una volpe.

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Notare la punta del becco completamente bianca (nera negli individui adulti). Monte Lema, 06/2009. Foto Fabio Saporetti

Da queste brevi note si può quindi comprendere come il Picchio nero sia in grado di sfruttare una grande varietà di ambienti forestali, spaziando dalle vaste ed uniformi aree boscate della parte settentrionale dellaprovincia, fino alle zone frammentate ed eterogenee della parte centrale del territorio: l’espansione territoriale è resa quindi possibile dalla disponibilità di piante mature in cui poter nidificare, unitamente alle necessarie risorse alimentari, costituite soprattutto daFormicidae raccolti sia nel terreno che nelle piante marcescenti e da larve e pupe di insetti xilofagi reperite sempre in piante deperienti. Quest’ultimo aspetto riveste una particolare importanza per il reperimento della specie e per comprendere l’uso delle diverse tipologie forestali: i cosiddetti “scavi alimentari”, effettuati per la ricerca di nutrimento, lasciano evidenti tracce sul terreno e permettono nel contempo di osservare quali sono le piante morte utilizzate (necromassa), a quale quota ed in che tipo di habitat.

Figura 22: territorio ubicato in una faggeta nel Sic Veddasca. Foto Fabio Saporetti
Figura 22: territorio ubicato in una faggeta nel Sic Veddasca. Foto Fabio Saporetti

 

Figura 23: scavo alimentare su tronco di castagno a terra. Misura di riferimento di 1 metro Foto Fabio Saporetti
Figura 23: scavo alimentare su tronco di castagno a terra. Misura di riferimento di 1 metro Foto Fabio Saporetti
Figura 24: scavo alimentare su tronco di betulla parzialmente morta. Misura di riferimento di 1 metro. Foto Fabio Saporetti
Figura 24: scavo alimentare su tronco di betulla parzialmente morta. Misura di riferimento di 1 metro. Foto Fabio Saporetti
Figura 25: ripartizione degli scavi alimentari per specie di pianta nel SIC Veddasca (n= 98) nel biennio 2008/09.
Figura 25: ripartizione degli scavi alimentari per specie di pianta nel SIC Veddasca (n= 98) nel biennio 2008/09.

L’ampliamento dell’areale distributivo, a partire dalla prima nidificazione documentata nel 1994 nel settore settentrionale della provincia, nel comune di Montegrino, rende conto del dinamismo di questa specie caratterizzata anche da ampi movimenti di dispersione, sia in periodo riproduttivo che, soprattutto, invernale: numerose sono già le segnalazioni di individui osservati anche in prossimità (o all’interno) di aree urbanizzate, come nel caso dell’abetina circostante l’ospedale di Cuasso al Monte o le piccole parcelle forestali esistenti nell’area urbanizzata di Induno Olona. Sarà quindi probabile attendersi una ulteriore espansione verso sud, in direzione della provincia di Milano, seguendo magari il preferenziale corridoio ecologico costituito dai territori del Parco del Ticino.

Figura 26: piccolo impianto artificiale di Pino strobo in cui è stato osservato un individuo di Picchio nero nei primi giorni del dicembre 2009, nell’abitato di Induno Olona. La zona è caratterizzata da alternanza di aree urbanizzate, prati stabili, parcelle forestali a conifere e latifoglie. Foto Fabio Saporetti
Figura 26: piccolo impianto artificiale di Pino strobo in cui è stato osservato un individuo di Picchio nero nei
primi giorni del dicembre 2009, nell’abitato di Induno Olona. La zona è caratterizzata da alternanza di aree urbanizzate, prati stabili, parcelle forestali a conifere e latifoglie. Foto Fabio Saporetti

 

RINGRAZIAMENTI

L’attività dei soci del Gruppo Insubrico di Ornitologia ha permesso di raccogliere le informazioni contenute nel presente rapporto: in particolare vorrei citare l’impegno di Silvio Colaone, Walter Guenzani e Tonino Zarbo che hanno compiuto i monitoraggi nelle rispettive zone di competenza. Hanno fornito dati e foto anche Paola Bressan, Paolo Casali e Gianluca Danini, anch’essi appartenenti al GIO. Un ringraziamento anche a tutti coloro che ci hanno fornito ulteriori dati ed indicazioni: Alberto Boto, Piero Castelli, Enrico Giussani, Laura Rinetti, Chiara Scandolara, Stefano Trucchi, Vittorio Vanzetto, Piergiorgio Zanetti.

BIBLIOGRAFIA

Blume D., 1996. Schwarzspecht, Grauspecht, Grünspecht. Die neue Brehm-Bücherei. Spektrum Akademischer Verlag

Bocca M. 2007. Il Picchio nero nel Parco Naturale Mont Avic. Parco Naturale Mont Avic, Champdepraz

Bordignon L., 2004. Gli Uccelli della Provincia di Novara. Provincia di Novara. Tipolitografia di Borgosesia, Borgosesia (VC).

Cuisin M., 1967. Essai d’une monographie du Pic noire (Dryocopus martius). Oiseau Rev. Fr. Ornithol., 37:163-192; 37: 285-315; 38: 20-52; 38: 103-126; 38: 209-224.

Falcone U.G., 1998. Ambienti di nidificazione del Picchio nero Dryocopus martius (Linnaeus 1758) nel Parco del Mont Avic (Valle d’Aosta). Tesi di Laurea, Università degli Studi di Torino. AA 1997/98.

Ferry C., Frochot B., 1958. Une méthode pour dénombrer les oiseaux nicheurs- Terre et Vie 12: 85-102.

Gagliardi A., Guenzani W., Preatoni D.G., Saporetti F., Tosi G., 2007 (a cura di). Atlante Ornitologico Georeferenziato della Provincia di Varese. Uccelli Nidificanti 2003 – 2005. Provincia di Varese; Civico Museo Insubrico di Storia Naturale di Induno Olona; Università degli Studi dell’Insubria, sede di Varese: 295 pp.

Guenzani W., Saporetti F. Atlante degli Uccelli Nidificanti in Provincia di Varese (Lombardia) 1983-1987. Edizioni Lativa.

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